Low-Input Turfgrass Species: ovvero quelle specie da prato a bassi costi e manutenzione

La pubblica attenzione è perlopiù concentrata sull’impatto dei costi di aree verde a tappeto erboso quali scuole e parchi .

Le richieste sono queste:

quali specie si possono gestire a Low -input environments?

quali specie possono rimanere fruibili riducendo al minimo i tagli (low-maintenance)?

Uno studio condotto in USA in aree urbane che non si discostano troppo dalla realtà urbana italiana del Nord Italia, è emerso che con queste specie è possibile rinverdire a bassi costi, senza rinuciare all’uso:

Festuca arundinacea, Agrostis capillaris, Festuca brevipila e Festuca Ovina si sono adattate bene in tutte le località di valutazione gestite a da 7 a 10 cm di altezza.

Un nota merito anche per le poe ibride (Poa arachnifera Torr. × Poa pratensis L)

Rispettiamo la biodiversità anche nel tappeto erboso, torniamo alle miscele polifite per il verde pubblico !!!

 

 

Bermuda e Loietto, il passaggio del testimone

Loietti chiari appena traseminati su cotica di Bermuda
Loietti chiari appena traseminati su cotica di Bermuda

Da qualche anno si sfrutta al meglio l’alternanza vegetativa tra microterme e macroterme per avere superfici erbose al top 12 mesi all’ anno.

Questa tecnica ha permesso l’impiego di specie macroterme anche in areali poco adatti sulla carta come quelli del Nord Italia.

I vantaggi della Bermudagrass in estate vuol dire, poca acqua, niente malattie e nessun problema di gestione o limite di utilizzo (quanto volete) a differenza dei prati di microterma che soffrono le pene d’inferno per almeno 80-100 giorni nei mesi estivi.

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La tolleranza al freddo delle essenze prative.

Siamo in tardo autunno e  proprio in questi giorni si abbatterà sulla nostra penisola una perturbazione fredda. Fino ad ora Novembre fino è stato molto caldo e anomalo ma tra poco questo quadro inizierà a cambiare e di conseguenza ci dobbiamo preparare ad affrontare i primi freddi a carico dei vari tappeti erbosi della nostra penisola.

Innanzitutto, cerchiamo di valutare meglio cosa vuol dire tolleranza al freddo dei prati, non tutte le essenze hanno la stessa capacità di tollerare e tra l’altro (senza entrare in approfondimenti fisiologici e biochimici) si prospettano diverse modalità di affrontare il problema a seconda se trattiamo Microterme o le Macroterme.

Alle Microterme (temperature ottimali tra 18°C e 24°C) appartengono circa l’80% delle specie che compongono i prati in Italia, e come vediamo nella tabella sottostante, le specie più sensibili alle basse temperature sono il loietto e a poca distanza c’è la Festuca arundinacea, mentre tra le più tolleranti si annoverano specie prative, considerate infestanti come Poa annua e Poa trivialis, che ahi noi, proliferano indisturbate nei vari prati in lungo e in largo nella nostra penisola.

Prato ornamentale infestato da Poa trivialis a Milano in febbraio 2015
Prato di Festuca rubra, Poa e Loietti, infestato da Poa trivialis a Milano in febbraio 2015
La proliferazione delle infestanti a rapido accrescimento invernale è sempre più un problema in tutta la penisola
La proliferazione delle infestanti a rapido accrescimento invernale è sempre più un problema in tutta la penisola

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardate questa Tabella che ho trovato molto interessante. E’ uno studio condotto negli anni, da diversi autorevoli ricercatori di fama che hanno valutato la tolleranza delle vari essenze prendendo come parametro quel valore minimo di mortalità della popolazione prativa che permette la sopravvivenza, espresso in LT50 (valore di temperatura che uccide il 50% del prato).

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