La produzione di Prato Pronto In Italia. I produttori e i tipi di prato

levazolleChi sono i Produttori di Prato Pronto.

Le aziende specializzate nella produzione di prato pronto in Italia sono circa 150 distribuite in tutta la penisola, isole comprese, con una media di circa 12-13 ettari a testa, con una forbice che va da 1 ettaro a 120. Le aree geografiche a maggiore concentrazioni sono quella Romana, Veronese, Torinese e Tarantina.

Si calcolano all’incirca 1700 ettari di coltivazione nel corso del 2015, negli ultimi anni, si è avuta una contrazione di circa 300 ettari a causa della crisi dei consumi tra il 2011 e il 2012. Nello scorso anno, posso azzardare, un consumo di circa 6  milioni di metri quadrati, valore che se trova conferma, è in leggera ripresa rispetto il biennio 2011-2012, ma inferiore degli anni precedenti.

La richiesta di prato pronto è stata, per molti decenni, quasi a uso esclusivo delle aree centrali e meridionali della nostra penisola.

In queste aree, le condizioni climatiche ideali per la semina ex-novo dei prati nei giardini nei periodi primaverili e autunnali, sono molto ristrette causa gli estesi periodi di caldo, oppure, nel caso di essenze Macroterme, per l’elevato costo della semente, i lunghi periodi di germinazione richiesti e la difficoltà di reperire varietà di qualità sul mercato.

Non dimentichiamo che il fruitore privato del prato, vedendo abbassarsi i costi di fornitura e posa, rispetto la semina ex-novo, attribuisce valore al prato pronto per la velocità di esecuzione e l’immediato utilizzo senza dover aspettare mesi prima di posizionare una sdraio o far giocare cani e bambini. Posso affermare che ormai un giardino di 200 mq non viene più seminato ma steso in rotoli.

La diffusione al Nord di questa tecnica di costruzione di tappeto erboso si è avuta a partire dalla fine degli anni ’90, in particolare dopo il caldo anomalo e prolungato del 2003 (da maggio a ottobre).

La produzione di prato pronto è  un attività  praticata da aziende agricole e vivai  i cui gestori/proprietari hanno cercato di incrementare la produzione vendibile aziendale esplorando nuove colture  e nuovi mercati per rendersi sempre più indipendenti dalle logiche clientelari dell’agricoltura tradizionale. Poi, alcune di esse, si sono sempre specializzate e attrezzate per sfruttare le economie di scala, tipiche delle coltivazioni agricole estensive, ma senza rinunciare alla qualità del prodotto finale. Il livello qualitativo italiano è considerato in media il migliore d’Europa, anche se non mancano le eccezioni negative.

Poche, comunque, sono le aziende agricole o vivai  che producono prato pronto in modo esclusivo (ne contiamo non oltre una quarantina), gli altri hanno più attività complementari (da giardinieri, caseari, agricoltori, allevatori di bestiame, orticoltori ecc. ecc.).

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Guarda cosa succede se non semini bene

151103 seme spostato
Notate le macchie più chiare, non sono infestanti ma è germinazione molto concentrata di seme spostato dalle piogge

Questo è un tappeto erboso di Festuca arundinacea e Poa pratensis di circa 60 giorni, quello che vedete è solo Festuca, la Poa è ancora piccola e con poche foglie (2 foglie vere di media) e non si vede dalla foto, sarà più evidente in primavera avanzata.

Si notano alcune aree irregolari con maggiore densità di vegetazione rispetto le zone limitrofe.

Cosa sarà mai successo?

Appena terminate le operazioni di semina (in questo caso meccanica) si è abbattuto un temporale o semplicemente una pioggia, provocando lo spostamento del seme causa galleggiamento facendolo confluire nelle diverse microasperità del letto di semina.

Uno dei problemi più ricorrenti nelle semine autunnali per scarso interramento del seme nel terreno.

Visto da più lontano
Visto da più lontano

Le seminatrici specifiche da tappeto erboso, che non hanno niente a che vedere con quelle impiegate in agricoltura, devono essere regolate correttamente in modo da creare l’alloggiamento omogeneo e sicuro del seme, smuovendo leggermente la terra superficiale (qualche millimetro) per imbrattare il miscuglio di prato e interrandolo contemporaneamente di qualche millimetro.

Sarà l’azione del rullo posteriore della seminatrice a rifinire l’operazione, costipando seme e terra per garantire l’ancoraggio del seme al terreno.

Se questo non viene fatto correttamente il rischio di trovarsi come nella foto è elevato.

Che fare?

Non serve niente, fate attenzione perché nelle macchie dense di vegetazione, il prato sarà più sensibile alle malattie fungine con l’aumentare del freddo umido invernale.

Poi, piano piano, una parte delle piantine giovani andranno a morire (non c’è spazio, luce e nutrimento a sufficiente per tutte le piantine troppo ravvicinate) e la situazione andrà a migliorare da sola in primavera.

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