Ci stiamo avvicinando all’era del tappeto erboso 2.0, cioè la gestione con il minore impiego di prodotti chimici e la riduzione degli input di coltivazione (concime, acqua, fitofarmaci, ecc.), dunque saremmo noi che dovremmo finalmente capire cosa vuole il prato senza aspettare che deperisca del tutto.
A fronte di questo, ci vuole conoscenza e consapevolezza; in sostanza partire bene e anticipare i problemi. Ho un obiettivo: fornirvi un metodo perché possiate voi stessi produrvi un piano biotecnico finalizzato ad un obiettivo a breve, medio e lungo termine. Ma soprattutto, imparare i tempi che il prato ha bisogno per crescere, radicare, scurirsi, ammalarsi, guarire, ricacciare, chiudere e germinare.
Dopo tanti anni di lavoro ho deciso di fare questo blog per mettere a diposizione la mia esperienza a tutti: da chi combatte per mantenere un prato di Festuca rubra in montagna fino a coloro che cercano di insediare un prato di Paspalum in riva al mare.
Il linguaggio sarà semplice e spero di chiarire le cose più ostiche, strane o difficili che orbitano in questo fantastico mondo del Prato.
Contemporaneamente sono convito che, attraverso l’interazione con voi, nasceranno interessanti spunti di riflessione per continuare la ricerca che porto avanti da oltre 20 anni in questo settore.
Fabrizio Ingegnoli
28 ottobre 2015
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