Posa del prato pronto FAI DA TE (..attenzione ai dettagli..)

Bancale di rotoli di prato.Pronto per la consegnaBuon anno a Tutti e Buon prato a tutti quanti.

Stiamo per entrare nel 2016 e tra poche settimane qualcuno di voi dovrà costruire un prato nuovo. Per ottenere un prato subito sfruttabile, oltre che avere meno problemi di manutenzione nelle prime settimane, è sicuramente più facile optare per la posa del prato pronto anziché per la semina ex-novo primaverile.

Sempre meglio affidarsi ad un giardiniere specializzato, in grado di eseguire un lavoro a regola d’arte con la massima garanzia, ma nel caso vogliate fare voi, allora dovete seguire un percorso meticoloso per avere meno problemi. Diffidate dai semplicismi.

NON E’ COME STENDERE UN TAPPETO IN SALOTTO!

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I Lombrichi nel prato: Che fare?

i coni di terra prodotti dai lombrichi
i coni di terra prodotti dai lombrichi

Danno fastidio solo perché producono numerosi coni di escrementi qua e là nel prato, provocando inconvenienti nella gestione di tutti giorni del prato. Questi coni, a volte prodotti in quantità numerosa (superiore ai cento per mq), si ergono in altezza fino ad interferire con le operazioni di taglio nel caso di tappeti erbosi tagliati ad altezze inferiori al centimetro, riducendo le affilatura degli organi di taglio e peggiorandone la qualità.

In ogni caso, la superficie è sconnessa e rugosa deturpando la qualità del prato e se poi vengono schiacciati dalle ruote del tosaerba e dalle suole delle scarpe, tendono a sporcare i vari camminamenti, portici e marciapiedi.

Insomma sono un fastidio!!

Cosa possiamo Fare?

Riflettete prima di pensare che siano un problema, perché se volete un tappeto erboso favoloso, sano e forte su un terreno asfittico, ristagnante e poco strutturato (la maggior parte dei prati in Italia), non potete fare a meno di questi alleati affidabili. Leggete un po’ questo Link a proposito dell’importanza dei Lombrichi.

Se navigate in rete e cercate “Lombrichi del terreno” trovate un sacco di informazioni riguardo l’anatomia, fisiologia, pesi, numero di anelli di cui sono composti e altre cose, io voglio solo dare qualche consiglio per gestirli al meglio nel prato.

Sono picccoli animali che arrivano a pesare fino a 10 grammi e una lunghezza di oltre i 30 cm. Vivono ben integrati nell’ecosistema del terreno, prediligono i terreni argillosi perché sono umidi facilitando la respirazione che avviene tramite l’epidermide, non avendo i polmoni, soffocano nei terreni asciutti che in quelli con acqua libera.

Sono delle “macchine mangianti”, sono definiti “l’intestino della terra”. La macinazione del cibo non avviene nella bocca, tra l’altro molto piccola perché non hanno i denti e serve solo per afferrare qualsiasi cosa che trovano a portata nel loro cammino, sono ghiotti di batteri, funghi, protozoi e nematodi. La vera e propria azione di macinazione del cibo, avviene in realtà negli stomaci (sono 2) che contengono sabbie e polvere di roccia che grazie ai movimenti muscolari fungono da bocca dentata, sminuzzando il cibo in poltiglia. Poi tutto finisce nell’intestino, dove risiede una ricca flora intestinale che attacca chimicamente il bolo tritato dagli stomaci.

Solo una piccola parte, viene assorbita dalle pareti dell’intestino nei vasi sanguigni, mentre la maggior parte viene espulsa all’esterno dall’orifizio anale. Fate conto che un lombrico produce ogni giorno una quantità di escrementi equivalente al proprio peso.

Gli escrementi di Lombrico sono ricchi di Sostanza Organica e elementi minerali

I fastidiosi coni di escrementi dei Lombrichi, in realtà sono un concentrato di minerali, microrganismi e sostanze utili a migliorare le proprietà fisiche e chimiche del terreno, infatti, contengono il 50% in più di sostanza organica rispetto il terreno circostante oltre che sette volte più Fosforo, dieci volte di Potassio disponibile, cinque volte di Azoto, tre volte di Magnesio e una volta e mezzo di Calcio.

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Tutto quello da sapere sul taglio – parte seconda-

taglio

Leggi la prima parte qui

Come tagliare nelle situazioni più difficili

Di seguito ho pensato di riportare alcuni casi dove magari c’è incertezza di come operare. Se avete altre situazioni qui non trattate, non dovete fare altro che chiedere. Intanto vediamo alcune più comuni situazioni

Il primo taglio dopo i freddi invernali

Dopo i freddi invernali è consigliabile eseguire il taglio appena il tappeto ha raggiunto i 7-8 cm per i miscugli a base di Festuca arundinacea. Lasciatelo allungare un po’, così si distende anche l’apparato radicale. Applicate la regola del 30% immediatamente.

Il primo taglio dopo la semina

Appena dopo una semina autunnale o primaverile di un tappeto erboso, prima di eseguire il primo taglio è necessario rispettare dapprima la tenuta del fondo per non rischiare di fare solchi, carreggiate o buche. Si consiglia di tagliare nelle ore pomeridiano con terreno asciutto, foglia asciutta e se potete evitate le giornate ventose.

Ricordatevi il primo taglio a carico di un tappeto a base festuca arundinacea e Poa oppure di Loietto e Poa è strategico, ne condiziona lo sviluppo delle giovani piantine iniziando a delineare una sorta di equilibrio tra le specie all’interno del miscuglio impiegato, con i primi tagli si devono rispettare più possibile la germinazione e il primo sviluppo di tutte le essenze impiegate.

Perciò vi consiglio di non far oltrepassare l’erba oltre i 10-12 cm di altezza (generalmente sono le specie cespitose le più veloci a germinare, dunque Loietti e Festuche), in modo che distendano più possibile anche le radici nel terreno, poi si  spunta solo per  1-2 cm, facilitando la penetrazione della luce solare verso la superficie del suolo.

Così facendo si aiuta lo sviluppo delle specie più lente nella crescita come le Poe.

Dal secondo taglio si applica la regola del 30%.

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Il primo post…

Fabrizio IngegnoliCi stiamo avvicinando all’era del tappeto erboso 2.0, cioè la gestione con il minore impiego di prodotti chimici e la riduzione degli input di coltivazione (concime, acqua, fitofarmaci, ecc.), dunque saremmo noi che dovremmo finalmente capire cosa vuole il prato senza aspettare che deperisca del tutto.

A fronte di questo, ci vuole conoscenza e consapevolezza; in sostanza partire bene e anticipare i problemi. Ho un obiettivo: fornirvi un metodo perché possiate voi stessi produrvi un piano biotecnico finalizzato ad un obiettivo a breve, medio e lungo termine. Ma soprattutto, imparare i tempi che il prato ha bisogno per crescere, radicare, scurirsi, ammalarsi, guarire, ricacciare, chiudere e germinare.

Dopo tanti anni di lavoro ho deciso di fare questo blog per mettere a diposizione la mia esperienza a tutti: da chi combatte per mantenere un prato di Festuca rubra in montagna fino a coloro che cercano di insediare un prato di Paspalum in riva al mare.

Il linguaggio sarà semplice e spero di chiarire le cose più ostiche, strane o difficili che orbitano in questo fantastico mondo del Prato.

Contemporaneamente sono convito che, attraverso l’interazione con voi, nasceranno interessanti spunti di riflessione per continuare la ricerca che porto avanti da oltre 20 anni in questo settore.

Fabrizio Ingegnoli

28 ottobre 2015

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